La storia del vino Moscato, con cui la Maga Circe inebriò Ulisse e i suoi marinai

A Terracina la tradizione vinicola ha radici remote. Infatti, sin dai tempi dei Romani il terreno era coltivato con una vite che generava un vino conosciuto in tutto il mondo: il Moscato di Terracina.

Per tantissimi anni, fino alla bonifica della pianura pontina, il territorio di Terracina bassa, digradante fino al mare, è stato sempre caratterizzato dalla presenza di vigne e vitigni. Molti dei quali sono presenti ancora oggi, nelle zone di campagna intorno alla città. Quella del vino è una tradizione che a Terracina ha radici antichissime. La tipologia di terreno (sabbioso e vicino al mare) che caratterizza questa zona ben si presta alla coltivazione di un’uva, che viene prodotta solo ed esclusivamente nel Lazio e che dà vita a un vino conosciuto e amatissimo in tutto il mondo: il Moscato di Terracina.

Con tale termine, s’intende sia il nome dell’uva, sia il nome del vino. Il vitigno, come detto, è una varietà locale diffusa solo nel Lazio. Viene utilizzata sia per produrre vino sia come uva da tavola. Appartiene alla famiglia dei Moscati, vitigni aromatici il cui nome deriva dal latino muscum (muschio), il cui aroma caratteristico si ritrova nell’uva e che probabilmente corrisponde all’antico Anatheleikon Moschaton, originario del Medio Oriente e probabilmente giunto sulle coste del Mediterraneo attraverso l’Asia Minore. Vettore della sua diffusione lungo le coste del Mediterraneo occidentale furono i coloni greci di Samos e delle località costiere dell’antica Ionia (nell’attuale Turchia) che, non volendo separarsi dal loro vitigno preferito, portavano con loro i semi o i tralci per poterlo riprodurre nelle vigne delle colonie che sarebbero andati a fondare. Altri, invece, riconoscono la “paternità” del vitigno all’uva apiana, termine in uso nell’antica Roma. Il vitigno come lo conosciamo oggi, invece, corrisponde al vitigno francese Muscat à petit grains: il termine francese musqué viene correttamente tradotto come aromatico.

Tesi storiche e archeologiche che trovano ulteriore conforto nella mitologia e nella leggenda: Omero e Virgilio cantarono le coste meridionali del Lazio quali luoghi dei leggendari sbarchi di Ulisse e di Enea, e secondo Omero la Maga Circe si servì dell’inebriante profumo e dell’incantevole bouquet di questo vino, per ammaliare e legare a sé Ulisse e i suoi marinai.

L’uva Moscato ha chicchi grandi, tondi e dal colore giallo intenso. La raccolta avviene di solito nella prima decade di ottobre; vengono prodotte diverse tipologie di vino Moscato: secco, amabile, passito e spumante. Proprio per questo motivo, il Moscato di Terracina è molto versatile: può infatti accompagnare tutto il pasto, dall’antipasto al dessert. Il secco è ottimo come aperitivo, la versione amabile si sposa perfettamente con i classici dolci a pasta lievitata quali pizza “ternana”, panettone, pandoro, colomba o brioche, mentre la versione dolce da uve passite è particolarmente indicata ad accompagnare la biscotteria secca quali i tipici tozzetti, la pasticceria alla mandorla o prodotti più complessi a base di frutta secca e candita come il classico pangiallo romano. La gradazione del Moscato di Terracina è circa 11,5 gradi e il giusto tempo di invecchiamento, passato il quale è consigliabile consumare il vino, è di circa 18-24 mesi.

La prima registrazione del marchio in assoluto risale al 1971, ma è solo nel 2007 che il Moscato di Terracina vanta la denominazione DOC (Denominazione di Origine Controllata). È possibile degustare un ottimo calice di vino moscato in una delle numerose cantine, nei ristoranti o nelle tante vinerie presenti sul territorio della città.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *