Comunità energetiche e autoconsumo collettivo: ecco la rivoluzione energetica in atto nella Penisola

Il report di Legambiente sulla voglia di rivoluzione energetica nel nsotro Paese. Male i grandi impoianti, bene l’autoconsumo collettivo di piccole realtà.

Cresce la rivoluzione energetica nei territori mentre stentano a decollare le installazioni dei grandi impianti. Legambiente analizza lo sviluppo delle fonti rinnovabili nei Comuni italiani e le nuove esperienze di autoproduzione. Ecco i dati del nuovo report: 1,1 milione di impianti da fonti rinnovabili in grado di soddisfare 37,6% dei consumi elettrici italiani e 19% dei consumi energetici complessivi, 3.493 Comuni 100% elettrici e 40 Comuni 100% rinnovabili, così abbiamo chiuso 13 GW di centrali a fonti fossili.
Ma i grandi impianti non decollano: nel 2020 installati solo 112 MW in più del 2019, per una potenza complessiva installata appena sopra a 1 GW. Di questo passo l’Italia raggiungerà il proprio obiettivo di installazioni tra 68 anni.
La rivoluzione energetica ha preso il via sul territorio, nonostante nel 2020 le fonti rinnovabili siano cresciute a ritmi decisamente inadeguati rispetto a quanto l’Italia potrebbe e dovrebbe fare per rispettare i suoi impegni di riduzione delle emissioni climalteranti. Tra configurazioni di comunità energetiche da fonti rinnovabili e autoconsumo collettivo, sono 30 le esperienze censite da Legambiente e in grado di soddisfare i fabbisogni energetici di realtà con caratteristiche e necessità anche molto diverse tra loro. Un movimento tutt’altro che lento, a dispetto delle installazioni dei grandi impianti, che ancora una volta stentano a decollare: appena sopra al GW di potenza complessiva installata nel 2020, 112 MW in più del 2019. Una lentezza dettata non solo dalla pandemia che ha segnato il 2020, ma soprattutto dalla mancanza di politiche serie e concrete in tema di iter autorizzativi, di regole trasparenti in grado di dare certezza ai territori e alle imprese, che devono essere approvate tra le riforme urgenti per fare decollare il PNRR.

È quanto emerge in sintesi dal nuovo report Comunità rinnovabili di Legambiente, che analizza lo scenario della generazione distribuita nel territorio italiano e lo sviluppo dei nuovi modelli energetici in attesa del completo recepimento della Direttiva europea, e avanza le proposte dell’associazione per raggiungere gli obiettivi climatici nei tempi previsti dal PNIEC che, va ricordato, deve essere aggiornato sulla base dei nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 che alza l’asticella al 55%.

Al centro del report ci sono le comunità energetiche e le configurazioni di autoconsumo collettivo, un’opportunità arrivata con la sperimentazione consentita con la Legge Milleproroghe approvata a marzo 2020, e su cui il Paese sta dimostrando una grande attenzione insieme al bisogno e alla voglia di un maggior protagonismo dal basso, come dimostrano le oltre 30 storie censite da Legambiente. Le comunità energetiche, secondo uno studio Elemens-Legambiente, potranno contribuire con circa 17 GW di nuova potenza da rinnovabili al 2030, pari a circa il 30% dell’obiettivo climatico al 2030 del PNIEC, ancora da aggiornare. La restante parte dovrà essere coperta attraverso lo sviluppo di impianti eolici, a bioenergie, geotermici, idroelettrici diffusi nei territori e ben realizzati.

Sono 2 le comunità energetiche realizzate, a Napoli e Magliano Alpi, alle quali si aggiunge l’esperienza di autoconsumo collettivo di Pinerolo. La prima realizzata nel quartiere periferico di San Giovanni a Teduccio con un investimento di circa 100mila euro, finanziato da Fondazione con il Sud, e che grazie al ruolo fondamentale della Fondazione Famiglia di Maria ha coinvolto 40 famiglie con disagi sociali che potranno godere dei benefici di questo nuovo sistema energetico. 16 le comunità energetiche in progetto, 7 quelle ancora nelle primissime fasi preliminari che vedono coinvolti Comuni, imprese e cittadini. E poi esperienze innovative di produzione e autoconsumo dell’energia che non rientrano dal punto di vista normativo in queste nuove configurazioni, come quella del porto di Savona dove è stata creato un sistema semplice di consumo e produzione a servizio delle utenze portuali, oggi alimentate da 121 kW di pannelli solari fotovoltaici destinati ad aumentare fino a 4 MW, e in grado di soddisfare, una volta a regime, il 95% del fabbisogno annuale di energia del porto di Savona o il 45% di tale fabbisogno più i consumi di una grande nave passeggeri 10 volte al mese. Ma anche 15 esperienze di autoconsumo, elettrico e termico, legate ad aziende agricole, edifici e interi territori.

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