Veto sulle e-auto cinesi ma resto il nodo biocarburanti

Dopo lo stop alle auto elettriche cinesi l’Ue deve togliere il veto sull’utilizzo dei biocarburanti, ingiustamente esclusi dalle deroghe accordate in vista della fine delle vendite di auto con motori alimentati a benzina e diesel, metano e Gpl fissata per il 2035. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione dell’annuncio della Commissione Ue di mettere i dazi sulle vetture “green” importate da Pechino, sulle quali grava l’accusa di essere vendute a prezzi di dumping grazie ai sussidi statali.

Nel regolamento che impone lo stop alle auto dal 2035 con carburanti di origine fossile l’Unione Europea ha escluso la possibilità di immatricolare anche dopo tale data i veicoli a motore alimentati a biocarburanti – ricorda Coldiretti -, che derivano dalla trasformazione di sostanze organiche di origine vegetale o animale, mentre è stata concessa la deroga a quelli sintetici.

“L’Italia è leader Ue nella sperimentazione e produzione di sementi e tecnologie che rendono la produzione di materia prima agricola per biocarburanti  perfettamente sinergica, complementare e migliorativa della stessa produzione agricola – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – realizzando un perfetto modello di economia circolare che è un grave errore escludere dalle nuove strategie energetiche europee”.

Un passo importante in tale direzione era venuto dal G20 dello scorso settembre quando l’Italia aveva lanciato un’alleanza mondiale per lo sviluppo dei biocarburanti assieme a Stati Uniti, India, Brasile, Emirati Arabi, Argentina, Bangladesh.

La Coldiretti ha siglato una intesa con Eni finalizzata a iniziative congiunte che prevedono tra l’altro la valorizzazione delle biomasse agricole per la produzione di biocarburanti anche per il recupero di terreni degradati e inquinati per la produzione di energia e bio-chemicals.

Partendo dall’utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti – conclude la Coldiretti – è possibile arrivare in Italia all’obiettivo di immettere nella rete 8 miliardi di metri cubi di gas “verde” da qui al 2030, particolarmente importante per il fabbisogno energetico nazionale.

 

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