Avete mai sentito parlare della Mint 400? No? Non ci crediamo. Avete visto almeno una volta nella vita il film ‘Paura e delirio a Las Vegas’?, con due straordinari e psichedelici Johnny Depp e Benicio Del Toro? Ora vi torna qualcosa in mente? Be’, innanzitutto quel film era tratto da un romanzo altrettanto visionario come ‘Paura e disgusto a Las Vegas’ del giornalista e scrittore Hunter Thompson, quello che coniò il termine gergale di giornalismo gonzo, cioè paraculo, fatto di cronaca e sinesteia. E poi è ancora oggi un mito. Perché la sua storia affonda, appunto, in un mito, quello della Mint 400.
“E’ la più ricca corsa fuoristrada per motociclette e dune-baggy nella storia dello sport organizzato – uno spettacolo fantastico in onore di quel burino arricchito di nome Del Webb che possiede il lussuoso Mint Hotel nel centro di Las Vegas”. Ecco, Thompson cominciava quella folle narrazione in questo modo.
Ma facciamo un po’ d’ordine, altrimenti seguiamo le orme, stando seduti con lo smartphone in mano, di Thompsipon stesso. ‘Paura e disgusto a Las Vegas’ è un romanzo semi-autobiografico incentrato su di un viaggio effettuato nel 1971 dal giornalista e scrittore Hunter S. Thompson, creatore appunto del gonzo journalism, alla volta di Las Vegas, città statunitense del Nevada. La storia racconta che con 300 dollari in tasca e una Chevrolet decappottabile rossa con un bagagliaio pieno zeppo di alcol e droghe di ogni genere, il giornalista Raoul Duke (alter ego dell’autore, nonché voce narrante della vicenda) ed il suo corpulento e incontrollabile avvocato samoano, il Dr. Gonzo (nome dietro il quale si cela in realtà la figura dell’avvocato ed attivista chicano Oscar Zeta Acosta), partono per seguire una corsa motociclistica nel deserto; ma l’impresa si rivela ben presto impossibile da portare a termine. I due si scontrano infatti con la realtà allucinante e allucinata (ed anche un po’ kitsch) della Las Vegas dei casinò rapita dal sogno americano a basso costo.
Gli stessi personaggi del libro, Raoul Duke e Dr. Gonzo, furono portati sul grande schermo nel 1980 rispettivamente da Bill Murray e Peter Boyle nella pellicola mai distribuita in Italia Where the Buffalo Roam, basata anch’essa sui testi dello stesso Thompson. Successivamente nel 1998, il regista Terry Gilliam ha ricavato dal romanzo il film Paura e delirio a Las Vegas, interpretato da Johnny Depp e Benicio del Toro.
Al cinema siamo sempre negli Stati Uniti, 1971. Il giornalista Raoul Duke viene incaricato dal proprio giornale di scrivere un articolo sulla gara motociclistica off-road Mint 400, che si tiene annualmente nel deserto intorno a Las Vegas. Lo accompagnerà nell’impresa il Dott. Gonzo, un irascibile e corpulento avvocato samoano, suo grande amico. I due, grandi consumatori di sostanze psicotrope, colgono al volo l’occasione per tramutare il viaggio di lavoro in una settimana di sfrenati eccessi, sotto l’effetto di disparate droghe. Con una decappottabile rossa presa a noleggio, attraversano il deserto del Nevada affrontando sin dall’inizio difficoltà e visioni da allucinogeni. Una volta giunti in città, i due incontrano il fotografo portoghese Lacerda, che raccomanda loro di non perdere la corsa del giorno dopo, ma si verificheranno imprevedibili conseguenze dovute principalmente al loro desiderio di provare ogni tipo di eccesso, anche sociale. Così, dopo aver visto la corsa senza aver scritto l’articolo, e dopo una sventurata visita al più illustre Casinò della città, il Circo Bazooko, sotto l’effetto dell’etere, Duke si risveglia scoprendo di essere stato abbandonato dal compagno. Fugge anch’egli dall’hotel e prende l’impulsiva decisione di tornare a Los Angeles, senza pagare l’ingente conto. Arrivato ormai alla Death Valley dopo essere stato fermato da un poliziotto, fa rapidamente dietrofront dopo aver scoperto, telefonando a Gonzo, di avere ancora un incarico da svolgere a Las Vegas: un servizio sull’annuale convegno formativo sulle droghe indetto dalla polizia. Duke prenota una lussuosa suite in un altro hotel, dove trova Gonzo che ha appena adescato una giovanissima pittrice, Lucy, drogandola con l’LSD, e solo a fatica riescono a sbarazzarsene per evitare ulteriori guai. Durante il convegno i due non rinunciano alle droghe, rischiando di essere smascherati da una cameriera, che fingono di assumere come informatrice in incognito.
Alla conclusione infruttuosa anche del secondo incarico, i due fuggono nuovamente fino all’aeroporto. Durante il tragitto incontrano di nuovo Lucy che attraversa la strada, cosa che gli fa velocemente invertire senso di marcia costringendoli a prendere una scorciatoia per raggiungere in tempo l’aeroporto, dove Gonzo si imbarca per il rientro, mentre Duke prosegue da solo il suo viaggio su strada verso Los Angeles per poi dirigersi a Hollywood. Hunter Stockton Thompson (autore del libro da cui è tratto il film) compare nella pellicola per alcuni secondi in una scena in un locale chiamato Matrix dove stanno suonando i Jefferson Airplane. Prima delle riprese del film, Thompson fece rasare a zero Depp. Buona parte dei vestiti ed accessori di Depp appartenevano a Thompson che li aveva indossati durante gli anni settanta. Depp aveva passato con Thompson quattro mesi per studiare il suo modo di muoversi e di parlare.
Il libro (e il film) inseguono gli ultimi scampoli del sogno americano. Infatti, tutto era cominciato nel 1967, sempre a Las Vegas, quando Del Webb, il “burino arricchito” proprietario del Mint Hotel, e Norm Johnson, direttore della promozione dello stesso hotel, pensano bene di creare del marketing per promuovere l’annuale caccia al cervo organizzata dall’albergo. Lo spunto gli arriva da una gara che presto diventerà il mito della Baja 1000, auto e moto lanciate oltre gli orizzonti dell’Ovest, così clonano l’evento e s’inventano una gara off-road di 600 miglia, dal Mint Hotel di Las Vegas al Sahara Hotel di Lake Tahoe, in California. Nell’agosto 1967 LeRoy Wickham e John Sexton, due appassionati di motori reclutati per l’occasione, partono da Las Vegas insieme al fotografo del Las Vegas News Bureau. Sono su due dune buggy, ci impiegheranno 6 giorni per arrivare alla tappa finale del mito californiano. È un successo. Altro che gara di cervi, meglio una corsa tra appassionati. Così, Del Webb capisce che deve puntare su una gara piuttosto che su un’esibizione (o sui cervi): la direzione dell’hotel coinvolge professionisti dell’off road, non solo amatori, col montepremi che cresce anno dopo anno, fino a ridisegnare il tracciato della gara, niente più il rettilineo fino all’oceano, ma piuttosto una geometria circolare, per la precisione di 400 miglia attorno alla capitale del Nevada. È già nato il mito.