In un mondo serio, troppo serio, è vietato esprimere gioia in pubblica piazza. Così capita che le alte sfere della politica di Gibilterra si siano sentite offese (eufemismo) quando dalle voci festanti di capitan Morata, simbolo della Spagna che ha vinto (e dominato) l’Europeo di calcio, è uscito il coro rimbalzato dai compagni che “Gibilterra è spagnola”, autentica frase da spogliatoio e da cazzeggio in un momento di festoso coinvolgimento popolare dopo aver battuto nella finale l’Inghilterra, che governa Gibilterra, dato che la rocca fa parte dei territori d’oltremare dell’UK. Un coro che ovviamente non avanza pretese colonialiste né rivendicazioni politiche da parte dei rappresentanti della Roja, che non hanno voluto con questo coro da stadio (appunto) sollecitare il governo Sanchez a occupare quello stretto che unisce oceano e mediterraneità, anche se la Spagna un occhio avido su quella roccia lo butta sempre. Ma, è evidente, la sconfitta a chi probabilmente si sente suddito di Sua Maestà brucia di brutto. Così, dopo che l’Inghilterra ha perso sul campo contro i latinos (senza contare la finale persa contro l’Italia, addirittura nel salotto buono di casa, Wembley a Euro 21), dal rettangolo di gioco la disputa si è trasferita in nome dei tempi supplementari sul tavolo delle relazioni diplomatiche. Sentite rimostranze (!) sono state lanciate per via ufficiale da parte di Fabian Picardo, primo ministro di Gibilterra, che ha riesumato derive e minacce franchiste in quei cori lanciati in un clima di gioiosa festante espressione da parte dei giocatori della Spagna. È evidente che in un clima di tensione in Europa e nel vicino Medio Oriente, Gibilterra si senta lesa nella sua sfera indipendente e tema da un momento all’altro un’occupazione spagnola. Ma per favore, primo ministro Picardo, tiri due calci a un pallone ogni tanto.