Eliminata dalle qualificazioni per i Mondiali in Qatar, la Nazionale ottiene la soddisfazione di passare alla Final Four della Nations League. Però, nell’ottica della ricostruzioneil tecnico Mancini che quella delusione peserà ancora per molto.
Talvolta Roberto Mancini potrebbe apparire arrogante. Da giocatore possedeva una classe cristallina e non le mandava certo a dire ai suoi allenatori, tant’è che la sua avventura in Nazionale per il suo carattere è durata quanto un battito di ali di farfalla. Da allenatore le cose non è che siano cambiate, sono passate alla storia sfuriate e battibecchi con i suoi calciatori e con i tecnici rivali, segno di un temperamento sempre caldo e vitale, teso spesso a dire quello che pensa e a pensare quello che dice. Dopo la clamorosa eliminazione alle qualificazioni per il Mondiale in Qatar avevo smesso di guardare le partite degli Azzurri, una sorta di sciopero personale nei confronti dell’intrattenimento pallonaro, poi però quando l’Italia chiama l’amor patrio risorge nei match decisivi, tipo contro l’Ungheria a Budapest: dopo la tempesta che aveva investito il tecnico e tutta la Federazione per la figuraccia dell’assenza mondiale, era il momento della consolazione con la qualificazione alla Final Four della Nations League. Intendiamoci, la partita l’ho vista distrattamente, ero intento a scribacchiare e leggere, insomma lo schermo del pc che rifletteva l’impegno di Raspadori e soci era la presenza silenziosa in sottofondo al mio lavoro serale. Se vogliamo, un modo per tentare una riconciliazione. Certo, a risultato acquisito la stizza è emersa, col sentimento di un bimbo incontentabile, perché la ferita di guardare a dicembre i Mondiali in Qatar senza gli Azzurri è un rodimento che non trova né stura né pace. E poi il monitor mi manda Mancini per le interviste a caldo. Già dopo il fischio finale il tecnico s’era attardato vicino la panchina, senza quasi partecipare ai festeggiamenti per la vittoria, poi si notava una patina di soddisfazione per aver raggiunto un traguardo insperato alla vigilia, una gratificazione che il cittì motivava con gli occhi lucidi durante le prime dichiarazioni. E poi davanti ai complimenti per aver raggiunto la Final Four in programma in Olanda a giugno 2023 ecco arrivare il momento più bello di tutta la partita, giunge diretta l’ammissione che non t’aspetti, la presa di coscienza, lo scansare l’ipocrisia e le frasi di comodo. Così, Roberto Mancini sbircia la giornalista, si guarda attorno, si scava dentro per un momento e poi con estrema onestà ammette: “sarà dura, dobbiamo scavallare dicembre”. Eh, sarà durissima, Roberto.