Sabaudia è la città di Moravia, la cittadina che lo scrittore autore de ‘La Ciociara’ amava moltissimo, che gli ricordava l’Africa e che col suo stile razionale lo apriva all’immaginazione.
“Sabaudia, questa città in stile razionale, non parla alla ragione bensì all’immaginazione… mi ricorda l’Africa, per me la cosa più bella che esiste al mondo” o ancora “Il mare che amo? Quello del Circeo, quello di Sabaudia, non ancora turistica e non ancora mondana e, in particolare, importante per chi lavora, distante un’ora e mezzo di macchina da Roma”. Eccolo, l’Alberto Moravia che t’aspetti, quello che a cuore aperto canta e decanta in un’intervista a ‘Epoca’ il suo amore per quella terra vergine, selvaggia, pura che è ancora oggi il Circeo, un nome, un luogo, un monte, con cui si indica sbrigativamente quell’Eden racchiuso in un microcosmo tra Sabaudia e San Felice Circeo.
L’autore romano amava anche le colline di Fondi, poiché proprio lì era scappato dalla Roma occupata dai nazisti e aveva trovato rifugio in un casolare insieme a contadini per 8 mesi, tra il 1943 e il 1944, subito dopo l’armistizio dell’8 settembre. Proprio in quella latitanza, lo scrittore confezionò il romanzo ‘La ciociara’, che uscì per Bompiani nel 1957, narrando le vicende drammatiche di Cesira, una spregiudicata negoziante vedova, e della figlia Rosetta, un’adolescente bella e di fede devota, che lottano per sopravvivere a Roma durante la Seconda guerra mondiale. Quando l’esercito tedesco sta per entrare a Roma, Cesira prepara alcune provviste, cuce i risparmi di una vita nelle fodere del vestito, e fugge a sud con Rosetta per tornare nella natale Ciociaria. Per nove mesi le due donne sopportano la fame, il freddo e la sporcizia mentre attendono l’arrivo delle forze alleate. Ma la liberazione, quando arriva, porta un’inaspettata tragedia. Sulla strada di casa, le due donne vengono attaccate e Rosetta viene brutalmente violentata da un gruppo di goumiers, i soldati alleati marocchini in servizio nell’esercito francese.
Ma tornando a Sabaudia e al Circeo, quell’Eden diventerà nella metà degli anni ’60 il suo buen retiro, soggiornadovi non soltanto durante la bella stagione ma anche in altri momenti dell’anno, fino ad arrivare a condividere la villa con l’amico PierPaolo Pasolini. Appena poteva l’autore de ‘Gli indifferenti’ scappava a Sabaudia, fino agli ultimi giorni con Dacia Maraini.
Oggi Sabaudia ha voluto dedicare un riconoscimento ad Alberto Moravia, definendosi “Città di Moravia”, un’idea nata ad Angelo Fàvaro, docente di materie letterarie presso l’Università di Studi di Roma “Tor Vergata” e a Giovanni La Rosa, dottore di ricerca presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera.
Il ricordo di Moravia e delle sue quotidiane passeggiate è ancora vivo a Sabaudia, poiché lo scrittore frequentava negozi, ristoranti e bar in modo assiduo.