Qatar 22: le autoreti occidentali tra foto vietate, birra e jamón. Ormai è uno scontro tra civiltà: dalla birra della Budweiser allo jamón iberico fino alle foto agli edifici sensibili. Però a volte esageriamo.
Diciamoci la verità. Qualche pregiudizio ce l’abbiamo anche noi. Abbiamo talmente caricato le contraddizioni tra noi occidentali e gli organizzatori del Mondiale Qatar 22 che alla fine è diventato un autentico scontro tra civiltà. Uno scontro che non si è mai fermato nel corso della Storia, che ha anche prodotto romanzi sociologi tutti da riflettere come ‘Sottomissione’ di Houellebecq, molto vicini alla realtà, ma che appartengono al fluire degli incontri e delle fusioni (e non degli scontri) tra due civiltà che non si sono mai amate.
Allora, facciamo un po’ ordine e affrontiamo in maniera obiettiva quei divieti che in Occidente abbiamo definito inaccettabili. La birra: è stato vietato il consumo della birra negli stadi, così la Budweiser che ha sponsorizzato a suon di quattrini questo Mondiale si dovrà consolare con gli spot e non con boccali di bionda distribuiti sugli spalti. Certo, il ‘no’ è arrivato a 2 giorni dalla competizione mondiale (diniego che avrebbe suscitato scalpore anche alla sagra della porchetta di una borgata romana), ma la domanda che mi sono sempre posta io è: ma, a prescindere, è normale vendere gli alcolici negli stadi, considerando che in Occidente c’è divieto di venderli all’esterno con una serie di regole? E questa è una contraddizione tutta made in Europe.
Capitolo jamón. Anche su Marte hanno appreso che alla Nazionale spagnola è stato vietato di portarsi dietro il loro eccezionale prosciutto. A parte l’idiosincrasia musulmana di ritenere il maiale un animale impuro, mentre da noi non si butta via nulla, anche in altri Paesi è vietata l’importazione della trasformazione della carne. Certo, non per motivi religiosi ma piuttosto per motivi salutari: ricordo all’inizio degli anni Duemila che fu impedito alla Regione Lazio all’epoca governata da Francesco Storace di portare la porchetta nei propri stand all’interno di una fiera gastronomica di Washington. All’epoca, ci abbiamo ironizzato su e la porchetta ce la siamo mangiata all’aeroporto di Fiumicino.
Poi, qualche giornalista ha starnazzato urlando che vengono meno i diritti di cronaca o di altro quando un funzionario governativo o un rappresentante in divisa impedisce le riprese su obiettivi che possono apparire sensibili. Ehm, accade anche da noi. Solo che da noi c’è elasticità e lasseiz faire. E vi pongo un quesito: secondo voi, a Roma, se un turista arabo scatta qualche foto a un gruppo di militari davanti a Palazzo Venezia viene fermato?
E quindi? Ho cambiato opinione sui Mondiali in Qatar? Ovviamente no. Questi Mondilai nascono da clamorosi episodi di corruzione, ridicolizzati dall’impossibilità di essere presi sul serio nella bizzarria di quello che è accaduto, sta accadendo e di come sono stati organizzati. Staremo sintonizzati.