Parliamo di calcio globale, di sentimenti comuni, di condivisioni emozionali. Ma forse è giunto il momento di sperimentare questa teoria da libro Cuore per attuarla per davvero. Se n’è andato anche un grande campione come Just Fontaine, francese, colui che detiene lo straordinario record di 13 reti realizzate in un unico mondiale di calcio.
Parliamo di calcio globale, di sentimenti comuni, di condivisioni emozionali. Ma forse è giunto il momento di sperimentare questa teoria da libro Cuore per attuarla per davvero. Se n’è andato anche un grande campione come Just Fontaine, francese, colui che detiene lo straordinario record di 13 reti realizzate in un unico mondiale di calcio, torneo che resta l’essenza di questo gioco per divenire immortali. Era la competizione 1958, in Svezia, dove gli Azzurri furono assenti per la prima volta, quella dove il mondo si accorse che era sbocciato un fenomeno di 17 anni che cominciava a sovvertire ogni regola pallonara: Pelè. Ma in quel Mondiale ecco che fu scritta la pagina ancora oggi intonsa di chi realizzò reti a grappoli: Justò, come era chiamato, manco doveva far parte della comitiva francese, vi partecipò perché il titolare si infortunò, ma quella presenza improvvisa fece le fortune di una Francia che si fregiò del terzo posto. Nato nel 1933 a Marrakech, in Marocco, all’epoca protettorato della Francia, da padre francese e madre spagnola, aveva nel sangue la bellezza dell’essere cosmopolita e quindi del predestinato. Ecco, così, servita la favola di Fontaine.
“13 gol, 18 tiri, tre assist, un palo e una traversa: mi chiamo Just, non dimenticatelo”: ecco, questa era la sintesi di quel favoloso Mondiale di Svezia in cui si crogiolava il bomber francese, noto anche per robuste dosi di ironia equamente divise tra interviste, allenamenti e partitelle a carte. Se n’è andato ieri, all’età di 89 anni, con qualche trofeo in bacheca e con quel totem di marcatore inarrivabile. Ovviamente, la Lega francese ha annunciato di osservare un minuto di silenzio in tutti gli stadi per ricordare la sua figura. Ma osiamo, andiamo oltre Maradona e Pelè: infatti, sarebbe bello che, data la caratura del personaggio, questo silenzioso ricordo fosse esteso in tutti gli stadi di calcio del mondo, perché quando scompare un protagonista che ha scritto la storia dei Mondiali di calcio dovrebbe essere naturale una commemorazione collettiva.