La Regione Lazio revoca il patrocinio al Gay Pride, Roma Capitale no. Tema dello scontro è (non) solo l’utero in affitto.
Ci siamo. Siamo arrivati allo scontro frontale. Sul tema, sia chiaro. Prima con le guerre di religione, poi con i conflitti di classe, dopo con gli scontri ideologici, ieri con la dittatura sanitaria, oggi con le intolleranze e le discordanze sessuali.
La Regione Lazio (governo di centrodestra) concede e poi revoca il patrocinio morale al Gay Pride di Roma di sabato 10 giugno perché il manifesto QueeResistenza su cui si fonda questa edizione “viola le condizioni di rispetto esplicitamente richieste nei confronti delle sensibilità dei cittadini del Lazio e rivendica l’imposizione della legalizzazione di azioni illegali e vietate dall’ordinamento italiano. La firma istituzionale della Regione Lazio non può, né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto”.
Ma che dice il manifesto QueeResistenza? “Nel primo anno del Governo Meloni, la comunità Queer ha subito molteplici attacchi. Dall’eliminazione dai registri degli istituti scolastici dei nomi delle persone transgender alla cancellazione dai registri comunali delle figlie e dei figli delle coppie omogenitoriali. Questi e non solo. Noi non abbiamo mai smesso di lottare. Abbiamo portato fuori i nostri corpi, le nostre identità, le nostre esistenze. Perché nessun governo può fermarci. Non smetteremo di rivendicare con orgoglio che esistono famiglie e relazioni differenti che non possono essere ignorate. Non smetteremo di chiedere di rendere disponibili i mezzi di prevenzione per il contrasto all’HIV. Non smetteremo di rifiutare la patologizzazione delle sessualità non convenzionali. Continueremo a ribadire che la nostra comunità è femminista e transfemminista. Non ci dimenticheremo che la nostra comunità non è unicamente occidentale e bianca, ma afrodiscendente, asiatica, migrante. Difenderemo la dignità delle persone sexworkers dagli stigmi che le perseguitano. Gridiamo a gran voce QueeResistenza”.
Però, nel frattempo, Roma Capitale (governo di centrosinistra) ha concesso il patrocinio. Anzi, il sindaco Gualtieri ha ribadito la sua presenza alla manifestazione, mentre dal Comune è stato lanciato pieno appoggio alla comunità lgbt+. Sorge spontanea la riflessione: allora, il Comune di Roma sostenendo un evento illegittimo e pratiche vietate dalla legge è passibile di denuncia?