Segna Embolo e il colored elvetico non esulta, alza le mani quasi a chiedere scusa, io sghignazzo, mi ricorda il gesto dei calciatori in serie A che non gioiscono quando gonfiano la rete a una loro ex squadra. Vabbè, qua non è possibile, mica Embolo è un ex del Camerun.
Lo ammetto, questi Mondiali mi stanno mandando fuori fase. Non perché l’Italia sia assente e quindi per parlarne batto sui diritti umani o sono alla perenne ricerca di spigolature assortite. Sono andato in difficoltà durante Svizzera-Camerun, match all’insegna della globalizzazione. Del Camerun ho ricordi nostalgici, appartengono all’età dell’oro con l’Italia mundial in Spagna o a quell’undici di fabbri ferrai per dirla alla Gianni Brera che per poco non arrivò in semifinale a Italia 90. Della Svizzera, che dire? Al di là di una sana ipocrisia su quelle storie sulla neutralità e sul segreto bancario atto a riciclare danari sporchi di sangue, non li ho mai tollerati, sia per i racconti di mio zio Peppe immigrato sia perché ci hanno sbattuto fuori da questo Mondiale (per nostri chiari demeriti). Vabbè, torniamo a Camerun-Svizzera: segna Embolo e il colored elvetico non esulta, alza le mani quasi a chiedere scusa, io sghignazzo, mi ricorda il gesto dei calciatori in serie A che non gioiscono quando gonfiano la rete a una loro ex squadra. Vabbè, qua non è possibile, mica Embolo è un ex del Camerun, penso e rido. Poi, balena una mezza idea nell’emisfero sinistro e l’altra mezza clika su Wikipedia: Breel Embolo è nato a Yaoundè, capitale del Camerun, a 7 anni se ne vola a Basilea e poi a 17 viene naturalizzato svizzero. Ah, però. E capisco la gestualità dopo il gol. Trascorrono i minuti, caldeggio il pari del Camerun, poi noto un certo Castelletto che rimpalla un’azione pericolosa degli svizzeri. Forse ho letto o capito male, forse Castelletto è un giocatore svizzero. Figuriamoci, è pieno di immigrati italiani, oltre mio zio Peppe c’è pure Gianni Infantino, il numero uno della Fifa che è poco numero uno. No, avevo letto e capito bene: Castelletto è scuro come l’ebano e ha segnato il cognome dietro la maglia dei leoni indomabili. Mi appello a santo Wikipedia: Jean Charles Castelletto. Ah, è un francese, immagino, dal nome. Ma indago, scavo nella ricerca: è nato a Clamart, in terra francese, sua madre è camerunense, ma suo padre è… friulano. E vabbè, evviva la diversità che arricchisce.