Un bicchiere di vino rosso, integrato in un modello di Dieta Mediterranea, fa bene alla salute. E’ l’operazione verità lanciata dal Governo nel corso della fiera.
Un’occasione per rispondere agli attacchi al Made in Italy a tavola, dal vino alla carne sintetica, basandosi su dati scientifici. Per questo gli esponenti del Governo Meloni hanno chiesto che la battaglia non sia ideologica, come ha sottolineato all’apertura del convegno il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo, e si sposti sul campo medico e affidata alla scienza.
L’attacco al vino messo in atto dalla Commissione Ue, secondo Schillaci, non ha alcuna base scientifica. Quello che va contrastato è l’abuso e soprattutto il consumo di super alcolici. La richiesta dell’Irlanda di indicare sulle etichette dei vini che nuoce gravemente alla salute – rilevano Coldiretti e Filiera Italia – si spiega perché in quel Paese l’alcolismo è un problema sanitario nazionale. Il ministro della Salute ha ribadito l’importanza di una dieta corretta ed equilibrata che si identifica nella Dieta Mediterranea.
Il ministro Lollobrigida , da parte sua, ha parlato della necessità di fare chiarezza su vino e carne sintetica. Con il disegno legge, condiviso con il ministro della Salute, appena approvato dal Governo che vieta, produzione, commercializzazione e importazione di prodotti realizzati in laboratorio, il ministro ha detto che l’Italia è la prima nazione libera dalle carni sintetiche. Lollobrigida ha ringraziato la Coldiretti per la raccolta delle 500mila firme contro il cibo in provetta, ma ha aggiunto che contro si sono schierati con il 70% degli italiani anche 2.500 Comuni e la gran parte delle regioni indipendentemente dallo schieramento politico.
Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha sottolineato la lungimiranza del Governo per la scelta di applicare il principio di precauzione, il primo a farlo a livello mondiale. Sul vino Prandini ha ribadito “la necessità di tutela l’agroalimentare made in Italy e il vino in particolare forte dei 10mila anni di storia e un patrimonio unico al mondo di vitigni autoctoni. Un settore chiave del sistema nazionale con 14 miliardi di fatturato e 8 miliardi di export. E dalla distintività – ha aggiunto Prandini – si deve ripartire per rafforzare la politica di internazionalizzazione e accrescere l’export”.
“Riconosciamo solo la storia e il prestigio indiscusso delle nostre aziende vitivinicole, non claim allarmistici a danno della cultura e dell’intero settore – ha dichiarato Scordamaglia – perché parliamo di un settore simbolo che rappresenta oltre la metà del valore economico della filiera dei prodotti a denominazione di origine europei, e solo questo giustifica la necessità e la nostra sfida prima culturale di far comprendere, a partire dalle Istituzioni, che tale settore deve continuare a crescere promuovendo il consumo responsabile e tutelando le distintività territoriali”.