Rilanciare il settore delle costruzioni e ridurre il prelievo da cave accelerando nella direzione dell’economia circolare. Una svolta possibile. Ecco i dati del report sulle attività estrattive in Italia.
Legambiente ha iniziato nel 2008 un’attività di monitoraggio della situazione delle attività estrattive in Italia, per capire i numeri dei materiali cavati, i territori interessati da attività che hanno spesso un impatto devastante sull’ambiente e il paesaggio, l’evoluzione del contesto normativo e delle pratiche di intervento.
In questa edizione abbiamo deciso di affiancare al racconto delle cave quello delle innovazioni in corso nella direzione della transizione verso l’economia circolare nel settore delle costruzioni. È infatti evidente che nei Paesi dove questi processi sono più avanti si sta riducendo drasticamente il prelievo di materiali da cava attraverso l’utilizzo di materiali provenienti dal recupero e riciclo, che garantiscono prestazioni identiche grazie alle innovazioni in corso nella ricerca e sperimentazione.
I numeri e le storie raccolte in questo Rapporto dimostrano che non abbiamo più scuse per rinviare questa direzione di cambiamento. Non possiamo, infatti, accettare che si continui a devastare il territorio italiano con l’estrazione di materiali che possono essere sostituiti da altri provenienti dal recupero e riciclo, ma neanche che si possa continuare ad aprire cave e a scavare senza garantire il recupero progressivo delle aree o che continui a crescere il numero di cave abbandonate. Soprattutto, rinviando le scelte ci precludiamo lo sviluppo di innovazioni che sono già pronte. Lo raccontano le tante buone pratiche raccolte nel Rapporto. Si può arrivare a recuperare il 99% di materiali dalle demolizioni selettive di edifici, da riutilizzare e trasformare creando nuove imprese nei territori. Possiamo trasformare rifiuti provenienti dalla siderurgia e dall’agricoltura in materiali da usare nei sottofondi stradali e nella creazione di mattoni. Si possono creare intere filiere di materiali e isolanti ad impatto zero, come avviene in Sardegna, o rifare centinaia di km di superfici stradali, piste ciclabili, aeree aeroportuali, con materiali riciclati al 100%.