Quel grande attivismo per contrastare bullismo e violenza giovanile

Da una parte l’opera di sensibilizzazione con convegni e incontri con protagonisti le famiglie e la scuola intesa come dirigenti, corpo docenti e figure professionali, dall’altra l’azione diretta, interagendo con i ragazzi per insegnargli l’educazione alla gentilezza e alla bellezza. E forse all’empatia. Ha sempre più le idee chiare Pina Cochi, consigliere comunale della Lega, componente della Commissione istruzione, che ha fatto del contrasto al bullismo e la lotta alla violenza giovanile un’autentica crociata, sostenuta in tutte le iniziative dall’onorevole Giovanna Miele, componente della commissione istruzione e cultura della Camera dei Deputati.

Così, dopo l’incontro pubblico al Circolo cittadino dal titolo ‘Verso un nuovo modo di educare’ che ha visto anche l’intervento della mamma di Matteo, il 16enne accoltellato nella zona dei pub dopo una maxi rissa tra giovani, ieri Pina Cochi e l’onorevole Giovanna Miele hanno preso parte attiva nell’organizzazione dell’incontro alla scuola Volta contro il bullismo e il cyber-bullismo alla presenza del ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara e di Daniela Di Maggio, logopedista e attivista, mamma di Giovanbattista GiòGio Cutolo, il 24enne musicista ucciso nell’agosto 2023 a Napoli da un minorenne per essere intervenuto in difesa di un amico.

“Non mi stancherò di ripetere che scuola, politica e istituzioni uniti possono vincere il bullismo nelle scuole e la violenza giovanile dentro e fuori da essa -ha dichiarato Pina Cochi-. Quello col ministro Valditara non è l’ultimo incontro di dicembre dedicato a questo tema, ce ne sarà un altro organizzato dai giovani della Lega il prossimo 17 dicembre e poi ripartiremo con altre iniziative a gennaio perché la nostra mission è debellare questa violenza che non riconosciamo nella nostra città. Ci siamo stancati di contare tutti gli episodi di bullismo e di violenza giovanile, sono tanti e ormai troppi gli avvenimenti che le cronache registrano con sempre maggiore frequenza, atti gravi che devono destare l’attenzione di tutti noi per cercare di capire, di individuare le eventuali cause, le ragioni che spingono i nostri giovani, che rappresentano il futuro di questa città, a comportarsi in un modo così violento, prevaricatore, quasi omicida”. Così in questa lotta a contrastare i vari fenomeni sono state coinvolte figure professionali come Monica Sansoni e Sara Di Matteo, attive nelle scuole e nei centri minori.

Una battaglia condivisa dall’onorevole Giovanna Miele, che ha sposato quanto detto dal ministro Valditara, soprattutto sull’uso convulso dei device, che stanno sempre più alienando i giovani e i giovanissimi, “sconnettendoli dalla realtà, tant’è che la dipendenza dal mondo dei cellulari è legata al fenomeno noto come hikikomori, con i nostri ragazzi alienati, che vivono vite non proprie, incapaci di tessere relazioni e di discernere la fiction dal mondo reale – ha sottolineato l’onorevole Miele -. E in questo quadro non sto responsabilizzando solo i giovani, perché il ruolo guida spetta a noi adulti, non possiamo delegare come famiglia e come insegnanti chissà a chi questa funzione di guida”.

“Così i successivi incontri sono per i genitori, perché sono loro, le famiglie, che restano il punto di riferimento dei giovani – ha continuato Pina Cochi, consigliere comunale della Lega e docente-. Sono le famiglie che devono responsabilizzarsi ed essere il faro e la guida dei figli, supportati dalla scuola, seconda agenzia educativa, e da tutti gli altri attori attivi della società. Ma prima di tutto, il processo di educazione alla formazione, alla bellezza, all’empatia passa per la famiglia”.

“La verità è che abbiamo smarrito il senso della sacralità della vita – ha aggiunto nel suo intervento Daniela Di Maggio -, ai giovani va insegnata la bellezza, soprattutto la bellezza interiore, che combatte l’egocentrismo e il narcisismo che spesso è il collante sulla vita non reale presente sui social. Formare i giovani, insegnando loro non solo le materie ma anche la bellezza della vita, la profondità di essa, le emozioni, come vanno canalizzate, allora sì che potremmo dire un domani di avere sconfitto il degrado e la violenza”.

Un concetto abbracciato da Pina Cochi, che punta il dito dritto sui social network: “La società odierna poco aiuta nella vera socializzazione, col contatto reale tra le persone. Il tempo che i nostri giovani trascorrono utilizzando supporti tecnologici sui cosiddetti social piuttosto che parlando fisicamente con gli amici, ha solo apparentemente semplificato il bisogno di comunicare, ma ha reso la comunicazione più liquida, superficiale, non predisponendo realmente al dialogo, alla riflessione, al confronto, misurando le reazioni, gli sguardi e cercare un punto di incontro. Ecco forse proprio l’incapacità di dialogare inasprisce il confronto e può determinare, ad esempio in presenza di uno scarso livello di autocontrollo, le derive violente che registriamo con sempre maggiore frequenza. Forse dobbiamo virare davvero verso un nuovo modello educativo, ma questo è un grande lavoro che deve vedere uniti in maniera sinergica famiglie, scuola e istituzioni tutte”.

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