La natura è in tilt con il caldo record che inganna le piante che fioriscono fuori stagione da Nord a Sud del Paese, come in Puglia dove sono sbocciati i ciliegi mentre in Veneto fioriscono i nespoli ed anche le mimose in anticipo di 5 mesi rispetto all’8 marzo.
La natura è in tilt con il caldo record che inganna le piante che fioriscono fuori stagione da Nord a Sud del Paese, come in Puglia dove sono sbocciati i ciliegi mentre in Veneto fioriscono i nespoli ed anche le mimose in anticipo di 5 mesi rispetto all’8 marzo, il tradizionale appuntamento della festa della donna. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti delle alte temperature che stanno sconvolgendo la vita di piante e animali. Le fioriture anticipate sono pericolose perché c’ è il rischio reale di esporle all’annunciato arrivo del maltempo con l’abbassamento delle temperature e la conseguente diminuzione del potenziale produttivo delle coltivazioni.
L’anomalia climatica ha fatto peraltro scattare l’allarme siccità per tutte le colture in campo con gli imprenditori agricoli che stanno intervenendo addirittura con irrigazioni di soccorso per non compromettere le coltivazioni, dai kiwi prossimi alla raccolta al radicchio, dai carciofi alle cime di rapa fino agli altri ortaggi lungo tutta la Penisola. A preoccupare sono anche i terreni completamente secchi che impediscono le tradizionali semine autunnali dei cereali come il grano che in queste condizioni non riuscirebbe a crescere mentre si assiste a causa dello shock termico alla maturazione contemporanea delle verdure come cime di rape, cicorie e finocchi con i prezzi in campo in discesa libera.
Il caldo perdurante e fuori stagione mette a rischio anche l’uva da tavola non ancora raccolta sotto i tendoni, dove le temperature raggiungono picchi troppo alti per garantire la conservabilità del prodotto. Ma nelle campagne gli effetti si fanno sentire anche per i parassiti che sono rimasti attivi con le temperature miti e attaccano più facilmente le colture ancora in campo, come avviene peraltro nelle città dopo sono ancora diffuse zanzare e mosche.
Una conferma del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che quest’anno superano già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione.
Il 2022 si classifica fino ad ora in Italia come il più caldo mai registrato dal 1800 con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado (+0,96 gradi) rispetto alla media storica ma con 1/3 di precipitazioni in meno secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr nei primi 9 mesi dell’anno.