Domenica 19 febbraio alle ore 10.30 sulla terrazza dell’Hotel Fogliano a Latina arriva il terzo appuntamento del calendario di eventi ‘La grande bellezza’, organizzato dall’Anagtia e patrocinato dalla Regione Lazio, dal titolo ‘Brillante come la vita’, un mix tra teatro e letteratura, dove gli autori (e i loro personaggi) si muovono su un grande palcoscenico, quello della vita.
Domenica 19 febbraio alle ore 10.30 sulla terrazza dell’Hotel Fogliano a Latina arriva il terzo appuntamento del calendario di eventi ‘La grande bellezza’, organizzato dall’Anagtia e patrocinato dalla Regione Lazio, dal titolo ‘Brillante come la vita’, un mix tra teatro e letteratura, dove gli autori (e i loro personaggi) si muovono su un grande palcoscenico, quello della vita.
L’arte, il teatro, la letteratura sono palcoscenici in cui convivono tragedia, dramma e commedia. Può l’arte in genere mitigare l’animo umano? Può farci evadere? Può formarci ed educarci? Partendo da Dante che scrive la Divina Commedia proprio per liberare l’uomo dal peccato, attraverso la conoscenza di quest’ultimo, autori di diversa estrazione e formazione si sono incontrati per discutere dando vita a una giornata memorabile, partendo da esperienze quotidiane per arrivare a sublimare l’arte con lo straordinario, che trova naturale collocazione nelle opere, teatrali e cartacee.
Tutto parte dal titolo della rassegna: la grande bellezza. Infatti la rassegna è proprio un itinerario ideale con gli eventi che promuovono la ‘grande bellezza’, una bellezza che però non vuole essere solo fisica e materiale, far conoscere e divulgare ‘posti belli’, ma prende l’accezione di quella promossa da Fedor Dostoevskij nel suo romanzo ‘L’idiota’ quando viene lanciata l’ormai iconica frase ‘solo la bellezza salverà il mondo’.
«Di che cosa avete parlato? È vero principe che una volta avete detto che la “bellezza salverà il mondo”? Signori» prese a gridare a tutti, «il principe afferma che la bellezza salverà il mondo! ed io affermo che idee così frivole sono dovute al fatto che in questo momento egli è innamorato. Signori, il principe è innamorato, non appena è arrivato, me ne sono subito convinto. Non arrossite principe, mi impietosite. Quale bellezza salverà il mondo?». A rivolgere queste parole al principe Miškin, protagonista del romanzo, è il giovane tormentato Ippolit. Formulate peraltro nei termini di un interrogativo, esse chiamano in causa la questione di un riscatto del mondo, il suo possibile affrancamento dal male, rappresentato nel romanzo dalla cappa di violenza e di morte che aleggia su vicende amorose insieme ingenue e torbide. Che si possa redimere una condizione compromessa come il ‘mondo’ che Dostoevskij tratteggia nelle trame cupe dei suoi romanzi, resta il tema di un vero enigma, sospeso peraltro alla natura della ‘bellezza’ che viene chiamata in suo soccorso. Cosa significa quindi ‘bellezza’?
Non si tratta certamente dell’armonioso riflesso esteriore che l’umanesimo latino, da un certo momento in poi, ha posto a fondamento del proprio ideale di un’arte come finestra sul mondo. Si tratta piuttosto dell’intensità sacrale che può scaturire solo da una vera profondità etica in cui grazia e moralità restano sempre indisgiungibili, così quello di ‘bellezza’ è il nome che si dà all’inequivocabile manifestarsi del bene. Un insieme di qualità che non hanno necessariamente a che fare con la forma armonica, perfetta e intatta. Quanto piuttosto i tratti dell’irremovibilità con cui la bontà custodisce la propria perseverante giustizia. A costo di tutto. Anche di perdere la perfezione della forma. È il bello del bene. Esso consiste nel fatto che se necessario perdere anche la faccia, se questo serve a preservare l’integrità. Si tratta perciò di una bellezza che talvolta non si cura di poter apparire anche brutta se questo resta segno della propria tenacia. La bellezza su cui il romanzo profetizza, tanto quanto ironizza, è quella che emana dall’aura tangibile dell’«uomo veramente buono» che attraversa i tumulti della storia con sovrana semplicità d’animo e inscalfibile bontà di cuore.
Quindi, seguendo questa filosofia, tra teatro e letteratura, gli autori/attori seguiranno l’armonica bellezza dei luoghi insieme alla bellezza dei temi trattati per ‘migliorare’ il mondo, il microcosmo di mondo in cui si vive e si opera.
I vari autori presenti con i loro contributi letterari daranno vita a riflessioni e confronti, cercando di animare il dibattito, da Cesare Bruni, che interverrà col tema ‘da Littoria a Latina’ a Mauro Cascio (tema ‘la filosofia nella città ideale’), da Alessandro Vizzino (’nessuno decide dove nascere’) a Emilio Andreoli (’come eravamo’), da Giorgio Bastonini (’uno strano pubblico ministero’), da Mauro Corbi (’ritratto a bianco e nero’) a Francesco Prandi (’uomini che vanno per mare’) passando per Alessandro Reale (’la città del futuro’) e Loris Fabrizi (‘il senso dell’inquietudine nel fantastico’). gli interventi saranno intramezzati da letture, reading e sketch degli attori del laboratorio teatrale Palco 19. La scaletta degli interventi è aperta a chiunque voglia intervenire, poiché il confronto non è chiuso e il dibattito aperto.