La Corte dei Conti francese ha richiesto la gestione diretta della chiesa Trinità dei Monti e di altri edifici perché l’Italia li gestisce in modo approssimativo. Il deputato Rampelli tuona: “Che il Louvre ci restituisca i nostri tesori”.
Alle querelle, vivaddio, non c’è mai fine. Soprattutto a quelle sciocche, che alla fine ci inducono a sorridere. Così, avviene che in un momento internazionale di forte crisi, Francia e Italia si becchino come due scolaretti indisciplinati che chiamino i genitori a decidere chi ce l’abbia più grosso.
La provocazione proviene dalla Corte dei Conti francese, che gestisce 5 chiese sul territorio di Roma, tra cui l’iconica Trinità dei Monti che s’affaccia sulla celeberrima scalinata di piazza di Spagna: l’ente francese sottolinea l’approssimazione con cui l’Italia gestisce queste chiese quindi le vorrebbe indietro. Sì, avete capito bene. Le vuole indietro per gestirle. Infatti 5 edifici religiosi e 13 unità immobiliari (tra cui Villa Medici) sono amministrate dall’istituzione Pieux établissements de la France a Rome, in seguito ad accordi bilaterali tra Francia e Vaticano.
La storia vuole che questi accordi tra la Santa Sede e i l’ambasciata francese furono siglati nel 1790, ai tempi di papa Pio VI, ma fu il Fascismo a imporre ai diplomatici francesi di riconsegnare i beni dei Pieux établissements e la Villa Medici allo Stato italiano. Dietro la richiesta da parte della Corte dei Conti francese s’è sollevata la sdegnosa reazione del deputato FdI Fabio Rampelli, che ha tuonato affermando che l’Italia invierà un pool di esperti “al Louvre per fare la ricognizione aggiornata dei beni sottratti all’Italia nel corso della storia, soprattutto quella del XIX secolo, o regalati da geni forse costretti a privarsi di rinomate opere d’arte che hanno reso il Louvre il museo più visitato al mondo”. Finirà con le schermaglie verbali?