L’inflazione pesa sulle famiglie con la frutta che registra al consumo un aumento del 9,4% che per la verdura sale al 20,2%, con i prezzi che triplicano dal campo alla tavola e i produttori agricoli che chiedono un prezzo minimo che copra almeno i costi di produzione come prevede la legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.
Con l’aumento esponenziale dei costi di produzione in campagna e l’andamento climatico anomalo che ha decimato i raccolti, con tagli della produzione per caldo, siccita’ e maltempo che quest’anno vanno dal 30% per pesche e nettarine al 63% per le pere, secondo la Coldiretti. Occorre garantire agli agricoltori un compenso adeguato per evitare l’abbattimento dei frutteti in una situazione in cui l’Italia – sottolinea la Coldiretti – ha dovuto dire addio a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca in Italia negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine con drammatici effetti sui consumi nazionali e sul clima, l’ambiente, il paesaggio e la salute degli italiani.
Per buona parte dell’ortofrutta italiana solo dopo mesi avviene la liquidazione ai produttori ai quali vengono peraltro addebitate sia le contestazioni sul livello qualitativo che tutte le inefficienze e gli errori di chi sta a valle della filiera. A partire – continua la Coldiretti – dall’aumento dei costi di benzina e gasolio con l’88% delle merci che viaggia su gomma e la logistica che arriva ad incidere attorno ad 1/3 dei costi di produzione della frutta e verdura in Italia per il gap infrastrutturale del Paese.
In risultato è un preoccupante calo dei consumi di frutta e verdura che sono diminuiti dell’8% nei primi tre mesi del 2023 secondo elaborazioni Coldiretti su dati CsoItaly. Il brusco calo ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana.
In questo contesto l’aumento di fondi del Pnrr pari a 2,5 miliardi per gli accordi di filiera, la logistica e le misure agricole risponde alle richieste di Coldiretti ed è importante per salvare la spesa delle famiglie italiane ma anche per sostenere l’intero settore agroalimentare nella sfida ai cambiamenti climatici” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini L’agroalimentare Made in Italy ha dimostrato concretamente la propria capacità di saper cogliere l’opportunità del Pnrr con richieste di investimenti superiori alla dotazione – conclude Prandini – e l’incremento dei fondi va nella direzione auspicata di aumentare la produzione in settori cardine, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura e “raffreddare” il carovita che pesa sulle tasche degli italiani. Un’occasione unica, che non va sprecata per crescere e garantire una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, dal produttore al consumatore nel rispetto delle norme sulle pratiche sleali.