Il campionato di serie A continua anche con gli spalti vuoti, ma quello che manca è il folklore del tifo. Non mancano i gol, ma mancano le contestazioni fuori dagli spogliatoi, gli assedi all’arbitro e il lessico colorato delle curve. E soprattutto mi mancano, come disse quel presidente, i vaffanculo dei tifosi.
La classifica l’avete vista. Le squadre stanno tutte lì, ammucchiate, in quella che in gergo viene definita classifica corta. Cioè basta che in due giornate maturi due vittorie e ti ritrovi lassù, complice anche qualche svarione di chi sta in vetta. E capisci finalmente cosa significhi l’espressione ‘dodicesimo uomo in campo’, che non è un aiuto arbitrale nei momenti di difficoltà durante la partita, ma è la spinta, l’osanna e l’entusiasmo di uno stadio che tifa per te.
Ecco, ammettiamolo pure, quello che manca negli stadi oggi non sono certo i gol, tant’è che nelle agenzie di scommesse si sta pensando seriamente di togliere l’opzione ‘goal’, ma la gente negli stadi. Pessimo l’escamotage delle sagome (Lazio e Borussia Mönchengladbach docet) ma ancor più tristi gli spalti vuoti. Ammettiamolo, la pandemia da Covid-19 è un duro colpo anche per il tifoso. Io lo ammetto, sono reo confesso, quello che mi manca oggi sono le contestazioni allo stadio e fuori dello stadio, quel folklore lessicale che si manifestava davanti ai cancelli quando la squadra di casa rimediava figuracce o quando si assediava la terna arbitrale affetta da scadenti diottrie, con tanto di carica di alleggerimento della celere. Eh, oggi, non si può. Non si può perché costituisce reato di assembramento.
Mi manca quando la curva ululava che i giocatori in campo fossero indegni di vestire la maglia e quindi imponeva lo spogliarello nemmeno fosse l’anticamera per poi saltare nel talamo per un gioioso amplesso carnale.
Mi mancano i cori dei tifosi esasperati per la lentezza dei registi o per le amnesie difensive o per la miopia degli attaccanti: quelle soluzioni verbali sintetizzate in occupazionali ‘andate a lavorare’ o in epicurei ‘fuori le palle’.
È vero, se una squadra va male in campionato il malcontento serpeggia sui social, certificando che anche il tifo è diventato virtuale, resta appeso ai commenti sui forum e sui muri delle tifoserie, forse gli striscioni (sì, quelli cari vecchi materiali!) davanti agli stadi resistono 24/36 ore, poi vengono rimossi da zelanti inservienti.
Insomma, lo ammetto, sono reo confesso, abbraccio idealmente quell’ex presidente di quella squadra di calcio che a un’intervista rispose con una domanda: “Mi chieda cosa mi manca di più del calcio. Suvvia, me lo chieda”. E il giornalista: “Presidente, cosa le manca di più del mondo del calcio?”. E lui, tronfio e impettito: “I vaffanculo dei tifosi”.