La Uil Lazio stende un rapporto sulla fruibilità delle strutture museali ai tempi del Covid e il ritratto che ne esce è assai sconfortante. Questo perché la cultura in Italia ha necessità assoluta di una iniezione di finanze e programmi a lunga scadenza.
La Uil redige un dossier sullo stato dei Musei in Italia e ne esce un quadro fosco.Certo, siamo ai tempi del Covid19 e la cultura ha pagato un prezzo altissimo sia in termini di offerta che di fruizione. Così numeri alla mano emerge che se nel 2019 i visitatori di musei, mausolei e aree archeologiche della provincia di Latina erano stati oltre 136mila, nel 2020 sono scesi a 82mila, una fornice di oltre 53mila unità, che in incassi equivale a oltre 100mila euro in meno.
Questi tristi dati emergono dal dossier che la Uil del Lazio e l’Eures hanno realizzato per analizzare l’impatto della pandemia sul mondo della cultura, numeri che la Uil di Latina ha rielaborato analizzando i siti archeologici di tutto il comprensorio, colpiti dall’assenza di movimento determinato dal virus Covid19.
In tutta la regione le aree museali, centri culturali e siti archeologici sono 97 (45 a pagamento, 52 gratuiti) censite dal Mibact che nel 2020 hanno ospitato quasi cinque milioni di visitatori, concentrati a Roma. Nella provincia di Latina il Ministero della cultura ne ha censite 9, di cui 6 gratuite e 3 a pagamento. “Il calo tra il 2019 e il 2020 è stato drastico in tutti i siti – ha spiegato Luigi Garullo, segretario generale della Uil di Latina -. Escludendo l’Abbazia di Fossanova di Priverno, che da un anno all’altro ha riscontrato una flessione da oltre 62mila visitatori a circa 61mila, tutte le altre aree archeologiche hanno evidenziato una notevole diminuzione di turisti: per esempio, il Museo Archeologico nazionale di Sperlonga ha perso circa 29mila ospiti (da 44.823 a 15.725), il Comprensorio archeologico di Antiquarium di Minturno, diecimila (da 13.160 a 3.285)”.
Dal dossier emerge l’azzeramento delle visite nell’area archeologica della villa di Domiziano, a Sabaudia. Ancora, il Mausoleo di Lucio Munazio di Gaeta da 3.757 visitatori del 2019 è passato ai 99 accessi del 2020, facendo riscontrare una flessione di 3.658 unità, che corrisponde in termini percentuali a una contrazione del 97,4%. L’area archeologica della Tomba di Cicerone di Formia ha chiuso lo scorso anno con 215 visite, nulla se paragonate alle 2.185 del periodo pre-pandemia. E poi ancora: la Cappella dell’Annunziata di Cori nel 2020 ha avuto 743 visite contro le 2.018 dell’anno precedente, il museo archeologico di Formia ha registrato 2.461 ingressi in meno (da 2.919 a 458), mentre il Ponte Real Ferdinando sul Garigliano a Minturno da oltre mille turisti è sceso a 290.
Per le aree a pagamento questa flessione si è tradotta in mancati incassi per oltre 103mila euro. Se nel 2019 gli introiti erano stati infatti di oltre 173mila euro, nel 2020 la cifra raggiunta non ha superato i 70mila euro. Il Comprensorio archeologico di Minturno è così sceso da 40.276 a 12.151 euro, il Museo archeologico di Sperlonga da 129.020 a 56.332 euro, il Museo nazionale di Formia da 3.938 a 998 euro. Così come altri settori anche quello della cultura ha pagato un tributo elevato alla pandemia. Siti chiusi per periodi prolungati di tempo hanno impoverito sia l’offerta culturale, ma anche tante famiglie del nostro territorio. Per ripartire e lasciarsi definitivamente alle spalle questi interminabili mesi di emergenza sanitaria, bisognerà continuare a sostenere il settore della cultura e rilanciarlo, anche attraverso nuove idee e iniziative che facciano rete in tutto il territorio regionale.
“Pensate se riuscissimo ad intercettare solo una piccolissima parte dell’immenso volume turistico di Roma, magari attraverso l’abbinamento dei siti culturali pontini a quelli romani con il sistema dei percorsi integrati fruibili con tempistiche diversificate, solo per citare un esempio di messa a rete regionale della cultura. Perché, è chiaro, musei e siti archeologici connessi offrono reddito agli operatori e spazio per la crescita economica e culturale del territorio e di tutto il Paese. Crediamo che anche settori come quello della cultura, se attenzionati con interventi adeguati e pensati in una logica d’insieme, possono divenire ulteriore volano per l’economia circostante” ha chiosato Garullo.