Il Museo Archeologico di Sperlonga è annesso all’area della famosa Villa di Tiberio. E’ stato realizzato nel 1963 per accogliere i pregevoli resti scultorei ritrovati a Sperlonga nel 1957, durante gli scavi per la costruzione della nuova strada litoranea Flacca.
Il Museo Archeologico Nazionale fu progettato dall’architetto Giorgio Zamma per ospitare in loco i monumentali gruppi marmorei rinvenuti nella celebre grotta di Tiberio. Esso rappresenta uno snodo fondamentale del Parco Naturale Riviera di Ulisse.
Il Museo Archeologico di Sperlonga, oltre alla visita alla Villa dell’Imperatore Tiberio, si compone di grandi ambienti realizzati per l’esposizione degli antichi marmi a soggetto omerico. Per il momento si sono identificati quattro gruppi principali raffiguranti le imprese di Ulisse:
L’assalto di Scilla alla nave di Ulisse e l’uccisione di sei compagni soffocati dalle spire serpentine.
L’accecamento del ciclope Polifemo da parte dell’eroe e di alcuni compagni. Il Ratto del Palladio, da parte di Ulisse e Diomede, dal tempio troiano di Atena. Ulisse che solleva il cadavere di Achille.
Un’ Odissea di marmo che costituisce una delle testimonianze più affascinanti per la conoscenza del mito di Ulisse nell’arte antica.
Le sculture rinvenute, nell’antro di Tiberio, in migliaia di frammenti, sono frutto di un lungo lavoro di restauro non ancora compiuto. E’ probabile che tutti i gruppi siano opera di tre famosi scultori di Rodi: Atenodoro, Agesandro, e Polidero. Gli stessi che realizzarono il celebre Gruppo del Laocoonte, conservato nei Musei Vaticani dal 1506. Nel Museo Archeologico di Sperlonga si possono vedere anche altri reperti, in massima parte scultorei, che facevano parte dell’apparato ornamentale della villa. Tra queste, oltre a opere celebrative della Gens Iulia, ci sono immagini di divinità, ritratti di personaggi vicini a Tiberio e soggetti mitologici.
Oltre a suppellettili e manufatti che documentano l’ininterrotta continuità di vita del complesso. Si tratta in genere di repliche o rielaborazioni in marmo di archetipi, spesso bronzei, del periodo classico ed ellenistico (V-VI e III-I sec. a.C.), anche se non mancano creazioni di carattere arcaicizzante o di sapore eclettico. Mentre quattro vetrine ad un livello superiore, che fanno da cornice alla nave di Scilla, espongono reperti minuti. Come vasi attici a figure rosse, terrecotte architettoniche, contenitori in ceramica, oggetti di bronzo e di pasta vitrea. Di particolare interesse anche il mosaico con l’iscrizione “NAVIS ARGO PH”. Essi documentano non solo il gusto per il collezionismo dei proprietari del complesso, ma anche l’ininterrotta continuità di vita del sito fino al periodo postclassico. L’antro vicino alla Villa di Tiberio, fu ristrutturato dall’imperatore che lo trasformò in un ambiente mitologico in onore di Ulisse. La grotta venne parzialmente trasformata con interventi in muratura. L’ingresso della cavità naturale era preceduto da una peschiera, grandioso bacino rettangolare riempito con l’acqua del mare. La vasca comunicava con una piscina circolare posta all’interno della grotta. Dove era collocato il gruppo scultoreo rappresentante Scilla che attacca la nave di Ulisse. In fondo alla piscina interna si apriva una nicchia che ospitava il gruppo scultoreo dell’accecamento di Polifemo.
Tra la piscina circolare e la vasca quadrata erano collocati due gruppi scultorei più piccoli: il Rapimento del Palladio e il gruppo di Ulisse che trascina il corpo di Achille. Una scultura con Ganimede rapito dall’aquila di Zeus era invece posta in alto sopra l’apertura della grotta.
I quattro celebri gruppi scultorei, qui rinvenuti sono noti come L’Odissea di marmo. Essi rappresentano le imprese di Ulisse. Per alcuni studiosi sono originali ellenistici, per altri sono copie di età tiberiana. Tutto il complesso mostra l’inclinazione di Tiberio verso la cultura ellenistica e la poesia omerica. Passione che sicuramente concorse a fargli amare la villa della spelunca.
A quarant’anni dal loro ritrovamento sono da considerarsi una delle scoperte archeologiche più sensazionali dello scorso secolo. Il ritrovamento delle opere scultoree che si trovano nel Museo Archeologico di Sperlonga fanno riferimento alla storia di Ulisse. Esse vanno d’accordo con le leggende che avvolgevano e avvolgono ancora il luogo. Infatti, fin dall’epoca dell’Impero romano si credeva che questi luoghi erano citati nell’opera di Omero. Si credeva che qui si trovasse l’isola della Maga Circe, luogo in cui Ulisse si fermò per oltre un anno prima di rinsavire, liberare i compagni e riprendere il suo viaggio.
Il Mito di Ulisse, narrava di personaggi con qualità straordinarie come l’intelligenza, l’astuzia, lo spirito di avventura e l’attrazione irresistibile verso l’ignoto. Divenuto famoso in età ellenistica e romana, aveva ispirato Virgilio nella scrittura dell’Eneide. Anche essa ambientata nel Lazio meridionale, fu realizzata quando Tiberio era giovane. Nulla perciò di strano che anche l’imperatore fosse rimasto colpito dalla leggenda. Come il viaggio di Ulisse anche il Museo rappresenta un viaggio irripetibile nella storia del luogo.
Il viaggio, nel Museo Archeologico di Sperlonga, è corto ma intenso ha come protagonisti la natura, la storia, il mito e la letteratura. Infatti, il visitatore scendendo attraverso un dolce pendio, immerso nella macchia mediterranea, arriva al sito archeologico della Villa di Tiberio. Da qui, con una camminata di pochi minuti si giunge alle peschiere e alla Grotta di Tiberio. Al cui interno l’imperatore aveva allestito un grandioso complesso di sculture marmoree a soggetto Omerico.
Da qui girandosi verso ovest si può abbracciare con lo sguardo il Monte Circeo e le isole di Palmarola e Ponza. Idealmente anche il Mar Mediterraneo nella sua complessità, dalla Sardegna alle Colonne d’Ercole. Quello che è più straordinario è che può farlo con gli stessi occhi con cui tanti secoli fa li abbracciò Ulisse e poi Tiberio.