D come Donna per celebrare la data decretata dall’Onu Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Così, sabato 26 novembre ore 18 presso la Porta del Parco a San Felice Circeo si terrà l’incontro ‘D come Donna – Storie di rinascita’.
D come Donna per celebrare la data decretata dall’Onu Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Così, sabato 26 novembre ore 18 presso la Porta del Parco a San Felice Circeo si terrà l’incontro ‘D come Donna – Storie di rinascita’, con interventi da parte degli scrittori Giovanni Garufi Bozza e Claudia Saba, l’imprenditore Marco Di Stefano, che ha avviato nella sua azienda agricola un progetto di reinserimento nel mondo occupazionale delle donne vittime di violenza, la criminologa Alessia Belgianni e Rita Trasolini, presidente dell’associazione Sostegno Donna Cisterna, da sempre impegnata nelle attività di prevenzione. Il dibattitto, coordinato e moderato dal giornalista e scrittore Gian Luca Campagna, verrà preceduto dagli interventi del sindaco Monia Di Cosimo e da Luigi Di Somma, vicesindaco e assessore agli eventi, mentre l’incontro potrà essere seguito all’interno della piattaforma tv in streaming shopzy.it all’interno della rubrica ‘Guerra e pace’.
“Siamo tutti consapevoli che non è sufficiente agire solo sul piano normativo, la violenza sulle donne è anche un problema culturale ed è per questo che non si devono soltanto creare momenti di sensibilizzazione nelle scuole, tra i ragazzi e le ragazze, ma anche in tutti gli strati sociali” hanno sottolineato i vertici dell’associazione Anagtia che col patrocinio della Regione Lazio e del Comune di San Felice Circeo ha organizzato questo importante appuntamento.
L’idea dell’incontro non sarà solo quello di lanciare numeri e percentuali, ma quello di amplificare il ‘dopo’, la rinascita e il riscatto. “Quindi, non solo numeri e accuse, ma anche una grande volontà di cambiare le cose. Da parte di tutti. Uomini in primis” sottolinea Anagtia.
A oggi sono 82 gli omicidi di donne in Italia, 72 in ambito familiare e affettivo. Certo, ogni volta che si avvicina il 25 novembre che segna la Giornata internazionale della violenza contro le donne non può ridursi a una mera forma di esercizio matematico riportando dati e percentuali; è vero anche un aspetto: i numeri non mentono mai e se il numero delle vittime scende ecco che ci si avvia verso una piccola vittoria della civiltà sulla barbarie. Rispetto agli altri anni si registrano dei miglioramenti (-25% rispetto allo scorso anno) ma il numero resta elevato in un processo di equilibrio sociale cu è fortemente avviata la società (occidentale) contemporanea, poiché le statistiche dicono una vittima ogni tre giorni. Se poi volgiamo lo sguardo altrove, nel mondo sono i paesi dell’America centrale e America del Sud quelli in cui i numeri fanno impressione.
Ricordando che il termine femmicidio, dall’inglese femicide, è stato introdotto per la prima volta dalla criminologa femminista Diana H. Russell all’interno di un articolo del 1992 per indicare le uccisioni delle donne da parte degli uomini per il fatto di essere donne. E il numero in Italia è sceso perché lo strumento degli ammonimenti nei confronti di uomini violenti è risultato efficace: uno strumento di prevenzione che non ha come fine il contenimento del fenomeno ma la sua eradicazione, tanto che gli ammonimenti sono cresciuti del 50%.
La diffusione dell’opuscolo «Questo non è Amore», la campagna permanente della Polizia di Stato, per contrastare il fenomeno e prevenire i femminicidi. #Aiutiamoledonneadifendersi è l’hashtag scelto quest’anno per lanciare l’iniziativa. Non solo quindi più ‘pronto intervento’, ma anche azioni investigative, agendo sul piano della ‘prevenzione’ in particolare con lo strumento dell’ammonimento. Ma dopo l’ammonimento? Si prosegue con il protocollo Zeus, dove l’uomo intraprende un percorso di ‘recupero’ con un team di professionisti dei Centri per il recupero dei maltrattanti per aumentare la consapevolezza delle proprie azioni ed evitare i comportamenti violenti. Tra gli altri strumenti ecco il ‘follow up’, che permette il monitoraggio costante delle situazioni più a rischio da parte di polizia e centri specializzati che possono portare il magistrato a prendere misure più incisive nei casi di maggior pericolo.