Il 3 gennaio in Valle d’Aosta si è alzato il sipario sulla stagione dei saldi invernali, poi partiti dal 5 in tutte le altre regioni. Saranno 15,8 milioni le famiglie che si dedicheranno allo shopping scontato e ogni persona spenderà circa 137 euro, per un giro di affari di 4,8 miliardi di euro.
Dopo una partenza a rilento, con un calo medio a gennaio del 4,5%, nella parte finale del mese si sono registrati segnali di ripresa. Questi i dati emersi dal monitoraggio di Federazione Moda Italia-Confcommercio sull’andamento delle vendite a gennaio. In particolare, il 55% delle imprese associate ha rilevato una perdita di fatturato, mentre il restante 45% ha dichiarato una crescita (26%) o una stabilità delle vendite (19%).
Per il presidente Felloni: “Il recupero nella seconda parte del mese è stato fondamentale per riportare un po’ più di fiducia tra gli operatori commerciali considerando che i saldi stanno proseguendo anche a febbraio con percentuali di sconto sicuramente attrattive. Questo recupero ha permesso di alleggerire i magazzini ed è servito a far fronte agli impegni e alle scadenze con i fornitori, rinunciando però ad una redditività che si è sempre più assottigliata e che mette in difficoltà l’intero comparto”.
Come è emerso dall’indagine dell’Ufficio Studi sulle città e demografia d’impresa, negli ultimi 10 anni la moda ha perso il 25,5% dei negozi nei nostri centri, vie e piazze. Una situazione molto complicata, ha aggiunto Federazione Moda Italia, per i negozi di prossimità e, di conseguenza, un grave disagio per la vivibilità delle città e dei centri storici. Lo scorso 6 febbraio, negli incontri al Ministero della Cultura e al Tavolo della Moda del Ministero dell’Imprese e del Made in Italy sulla valorizzazione, promozione e tutela del Made in Italy, la Federazione ha sottolineato il ruolo fondamentale dei negozi di moda in cui convivono, in modo virtuoso, professionalità, qualità ed anche ricerca nel fare commercio in modo innovativo.
“La sfida per il futuro – ha commentato il presidente Giulio Felloni – è quella di coinvolgere istituzioni, fornitori e negozi retail in un progetto di filiera. Abbiamo così avanzato le nostre proposte per una detrazione d’imposta sulla dichiarazione dei redditi sull’acquisto di prodotti di moda Made in Italy e sostenibili; un bonus moda per incentivare la consegna di un prodotto usato nei negozi di prossimità per l’acquisto di un prodotto nuovo; l’introduzione della cedolare secca sugli affitti commerciali condizionata all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto a seguito di specifico accordo tra locatore e conduttore; un sostegno al passaggio generazionale nei negozi di moda; l’inserimento dei negozi e botteghe storici della moda nell’albo delle imprese culturali e creative”.
Consigli per gli acquisti
1. Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (Art. 129 e ss. D.lgs. 6 settembre 2005, n. 206, Codice del Consumo). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato (art. 135 bis del D.Lgs. 206/2005 – Codice del Consumo). Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto. Per gli acquisti online i cambi o la rescissione del contratto sono sempre consentiti entro 14 giorni dalla ricezione del prodotto indipendentemente dalla presenza di difetti, fatta eccezione per i prodotti su misura o personalizzati (artt. 52 e ss. del D.Lgs. 206/2005 – Codice del Consumo).
2. Prova dei capi: non c’è obbligo. E’ rimesso alla discrezionalità del negoziante.
3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante e vanno favoriti i pagamenti cashless.
4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo.
5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e, generalmente, il prezzo finale. In tutto il periodo dei saldi il prezzo iniziale sarà il prezzo più basso applicato alla generalità dei consumatori nei 30 giorni antecedenti l’inizio dei saldi (Art. 17 bis D.Lgs. 206/2005 – Codice del Consumo introdotto dal D.Lgs. n. 26/2023 di recepimento della Direttiva UE «Omnibus»).
Confcommercio segnala, inoltre, le varie iniziative promosse sull’intero territorio nazionale da Federazione Moda Italia come “Saldi Chiari e Sicuri”, “Saldi Trasparenti”, “Saldi Tranquilli”.