La crisi della ristorazione travolge a valanga l’intera filiera agroalimentare con i consumi fuori casa che rappresentano 1/3 della spesa degli italiani.
La crisi della ristorazione travolge a valanga l’intera filiera agroalimentare con i consumi fuori casa che rappresentano 1/3 della spesa degli italiani. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’allarme della Fipe-Confcommercio. La riduzione dell’attività pesa, infatti sulla vendita di molti prodotti, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano in ristoranti e bar un importante mercato di sbocco.
In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi, dai formaggi fino ai tartufi. Al calo delle vendite si aggiunge l’esplosione lungo la filiera dei costi di produzione a partire dall’agricoltura dove si registrano infatti aumenti che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti.
Ma rincari riguardano anche l’alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, il 15% il tetrapack, il 35% le etichette, il 45% il cartone, il 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti. “Bisogna salvare una filiera vitale per il Paese” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “la filiera agroalimentare vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione tra bar, ristoranti e agriturismi e 230mila punti vendita al dettaglio”.