Il ministro plana sulle note di Dirty Dancing come una star in un pizzeria ma dimentica che è un ministro e non una rockstar.
All’inizio credevo fosse un fake. Ne girano tanti sui social, alcuni fotomontaggi sono anche divertenti anche se ormai è stata superata la linea di demarcazione di vero e verosimile su cui i giornalisti hanno fondato la propria professionalità. E così tra vero e verosimile ecco apparire la fantasia, quella zona che non è certo franca per chi fa giornalismo. Invece quella notizia che rimbalza di conitnuo non è un fake, nessuno ha ricorso a una app per un fotomontaggio di natura ironica, quindi non appartiene alla fantasia, non è nemmeno verosimile, ma è tristemente vera.
La news è Luigi Di Maio, ma a questo punto corre l’obbligo chiamarlo per davvero Gigino, che plana sui palmi dei pizzaioli e camerieri del ristorante Nennella ai Quarteri Spagnoli di Napoli sulle note del film Dirty Dancing. Il brano è The Time of my life: ricorderete Patrick Swayze sollevare Jennifer Gray, ma la realtà ormai conosciamo bene che è superiore a ogni sfrenata fantasia, così Di Maio si dimentica che è in un locale pubblico, che è un uomo delle istituzioni (ministro, eh) e che, in preda a una convulsa celebrazione di un narcisismo che lo sta divorando, si sente da signor nessuno a rockstar (o a bellona, fate voi) provando lo stage diving, cioè il tuffo tra i fan che lo acclamano. Abbiamo pensato anche a una bufala, essendo accaduto in una pizzeria. Ma Di Maio è ormai un autentico Status symbol, con la S maiuscola ovviamente, parliamo di un ministro e leader politico.
Così, prima di scrivere ho scavato un poco nella memoria.
Ricordiamo Aldo Moro a Terracina stare in spiaggia con la famiglia né in costume né in pantaloncini, ma sempre col vestito scuro, incravattato. Esageratissimo. Il premier motivava il suo look (che all’epoca non si chiamava così) sibilando che un uomo delle istituzioni è sempre un uomo delle istituzioni. Anche in spiaggia. Anche con paletta e secchiello. Be’, un po’ ridicolo appariva, inutile negarlo.
Non la pensava così pochi anni fa l’allora gettonatissimo ministro dell’interno Matteo Salvini, che in pieno solleone alla disco Papeete di Milano Marittima brindava all’estate con mojito sulle note delle hit bollenti con tanto di cubiste e dj che scratchavano l’inno di Mameli. Si è urlato allo scandalo fino a ululare alla luna per mesi: una tempesta in un bicchier d’acqua. O forse in un mojito. Possibilmente ghiacciato, grazie.
E che dire, del recente presunto fasullo ridicolo scoop che ha immortalato la bella ministro capo finlandese Sanna Marin ballare a una festa privata di una casa privata? L’opposizione politica o i benpensanti o comunque gli appartenenti alla categoria tristi hanno gridato allo scandalo perchè il ministro appare anche brllante (e non di acqua spiritosa…), come se a un politico fosse vietato il momento del divertimento o dell’evasione (in privato). Non solo: qualcuno azzarda anche che il ministro capo ha emulato Jennifer Lopez sotto l’effetto stupefacente di droghe, Risultato? Test antidroga per fugare ogni dubbio. Negativo, ovviamente, con buona pace di Putin e dei suoi servizi più o meno segreti.
Ma Di Maio no, non era sotto l’effetto di droghe, sole, mojito e nuvole, o di elevazione spirituale se non la propria, ormai vicina al divino. Era se stesso. Era se stesso. E questo ci preoccupa.