Possibile che da Bruxelles, così solerte a varare la Strategia per l’uguaglianza delle persone LGBTIQ 2020-2025, non si dica una parola su questa grave situazione discriminatoria?
“Si tratta di una pericolosa deriva in cui lo sport rischia di essere apripista di una profonda discriminazione, che vede lottare le stesse donne, ma su cui sta calando il solito velo della ipocrisia. Proprio nella citata Strategia per l’uguaglianza delle persone LGBTIQ la Commissione cita lo sport quale uno degli strumenti utili a sfidare i pregiudizi di genere e altri stereotipi ma, come ormai dimostrato in occasione di diverse competizioni sportive femminili aperte ad individui transgender, la superiorità fisica, scaturente dalla struttura biologica del sesso maschile, comporta una ingiusta penalizzazione delle atlete donne. Ecco, riteniamo che questo sia un atto profondamente discriminatorio nei confronti delle atlete donne che, oltre al dato sportivo, influisce su molti altri aspetti, dai compensi derivanti dalle gare stesse fino all’accesso a borse di studio universitarie legate ai risultati sportivi”.
*Nicola Procaccini, europarlamentare di FDI-EC, coordinatore per il Gruppo dei Conservatori nella Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo